Sette designer internazionali disegnano arazzi ispirati alla Calabria
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Tour in Calabria per sette designer di fama internazionale. Un’esperienza estetica e progettuale per dimostrare che l’Italia manifatturiera è un’unica grande fabbrica collettiva composta da aziende fortemente legate ai territori. Micro imprese, spesso capaci di connettersi fra loro, che sono giacimenti di saperi, luoghi di tradizione ma anche di cambiamento.
Un viaggio di 5 giorni, di ispirazione e di formazione, per leggere attraverso la lente contemporanea del design l’identità di territori arcaici. E farne un progetto.
È il Designing Grand Tour organizzato da Lanificio Leo, la più antica fabbrica tessile calabrese a Soveria Mannelli (in provincia di Catanzaro). L’architetto Emilio Leo, che produce sciarpe, tappeti e coperte talmente belle da meritarsi il Premio Guggenheim e partecipare alla Triennale di Milano, ha messo insieme l’industrial designer Giulio Iacchetti, il giapponese Kensaku Oshiro, la colombiana Laura Daza, l’olandese Sigrid Calon, Gabriele Rigamonti e Carla Scorda per lo Studiocharlie e il bulgaro Victor Vasilev, per un’esperienza ricca di spunti e suggestioni nella geografia irregolare della Calabria.
Il gruppo, abbagliato dai mosaici di Casignana, dal tempietto greco bizantino della Cattolica di Stilo, dall’iconografia antica dei mostaccioli di Soriano, dal ciclo della lavorazione del tonno negli stabilimenti Callipo, a Marina di Pizzo, e della liquirizia nella fabbrica Amarelli di Rossano, dai paesaggi del Pollino e della Sila, ha documentato l’avventura con schizzi e appunti, compresi desolazione e degrado.
Obiettivo, disegnare 7 arazzi contemporanei: li realizza su telai jacquard lo storico lanificio Torri Lana 1885, in provincia di Bergamo. Al confezionamento provvede il Lanificio Leo. Due fabbriche con una storia centenaria alle spalle, geograficamente lontane ma vicine nella visione: «Dare valore al prodotto valorizzando i luoghi d’elezione», spiega l’architetto Leo.
Le opere e il materiale raccolto durante il viaggio saranno presentati a Milano alla Design Week 2017. Diventeranno un libro scritto da Francesca Arcuri (partner del progetto con FrizziFrizzi) e disegnato da Gianluca Seta. Pubblica Rubbettino, casa editrice con sede Soveria.
Il tour, dunque, è molto più che una strategia di marketing. È il tentativo di rivitalizzare l’impresa con strumenti culturali e lasciarli penetrare nel territorio. Un modello di management che Emilio Leo ha denominato “Sheep”: un esempio per anni è stato il festival Dinamismi Museali, rassegna dedicata al pensiero contemporaneo, che di fatto interpretava la “poetica” del lanificio di Soveria Mannelli. Azienda-museo che oggi, con il suo parco macchine dell’800, è parte della storia economica e produttiva della zona.
Emilio Leo non ha esitato quando anni fa il padre Peppino (che oggi ha 94 anni) gli ha chiesto aiuto. Ha abbandonato la professione di architetto, ha riavviato l’impianto e innovato i processi. «Sono partito dai limiti della mia azienda, da quello che era rimasto – spiega l’imprenditore – Ho adottato un metodo omeopatico: valorizzare l’errore e utilizzare la tecnologia in modo non convenzionale, assegnando al prodotto un alto potere identitario». E il brand ha preso il volo.